Summer-Autumn 2009
Table of contents – Authors index – Manifesto
(https://doi.org/10.55612/s-5002-007_8-001psi)
Pensiamo che quanto sia successo in questi ultimi quattro mesi sia straordinario: un nuovo paradigma il DULP, ha fatto timidamente capolino da un desktop di un computer e giorno dopo giorno ha attirato, e sta ancora attirando,l’interesse e la partecipazione di un numero crescente di persone, molte delle quali hanno inteso essere presenti attraverso varie forme di contributi – anche la solo presenza partecipativa – in occasione del primo incontro-confronto costruttivo dedicato al tema.
Il coagularsi di interessi intorno a un’idea non e di certo una grande novità, succede spesso, e spesso si tratta di interessi di durata effimera. L’aspetto più interessante della vicenda sembra essere la capacità del DULP di intercettare e dunque, rappresentare, analisi critiche, insofferenze e istanze diffuse in un’ampia fetta di operatori del settore, una fetta – rappresentata solo in minima parte dall’accademia – che giorno dopo giorno, anche dentro l’accademia ma soprattutto fuori, cerca costantemente di mettersi in gioco e sperimentare sul campo in situazioni e contesti sempre diversi, esponendosi in prima persona.
Numerosi, infatti, sono stati i contributi provenienti dai fronti più caldi, quello della scuola e della formazione professionale, dove giorno dopo giorno si combatte una battaglia che, a volte, è in difesa della propria sopravvivenza, non esclusivamente per la conservazione del posto di lavoro ma anche a difesa del proprio patrimonio motivazionale che nelle condizioni al contorno attuali, inevitabilmente, giorno dopo giorno, tende a decrescere in tutti gli attori protagonisti dei processi formativi.
A chi si occupa di formazione dei formatori accade spesso di constatare quanta buona volontà e voglia di fare anima la fascia di coloro che hanno meno di 35 anni e di quanto basti poco per riaccendere gli entusiasmi di chi tra i 35 e 45-50 anni (oltre si entra nella fascia protetta dei beni di interesse storico !) giorno dopo giorno vede il proprio entusiasmo frustrato da sistemi formativi sclerotizzati, non piu’ in grado di interpretare cambiamenti ed esigenze.
Alla luce di quanto sopra, dunque, l’aggregazione attorno al DULP va letta anche come la speranza di recuperare il senso di un ruolo e, al contempo, come la testimonianza di una diffusa voglia di fare e del non volersi arrendere al fluire degli eventi, come traccia della brace che, sopita sotto la cenere, è pronta a riattivarsi quando il vento soffia nella giusta direzione.
Ancor più straordinaria è l’eterogeneità dei substrati culturali e delle storie di ciascun protagonista di questa prima edizione del DULP.
Come è naturale che sia, si riscontra un comune interesse per le tematiche dell’apprendimento, ma quando si scava oltre il primo strato ci si trova di fronte a un vero e proprio caleidoscopio (il rimando è alle ‘short bio’ che sono pubblicate sul sito del DULP ’09).
Per certi versi si tratta di un dato incoraggiante perché dimostra come il settore dell’apprendimento sia un ambito paradigmatico, uno dei terreni potenzialmente più adatti alla fertilizzazione cross-culturale. Per altri mette in luce un fenomeno la cui natura non sappiamo se sia, inevitabilmente, strutturale o espressione di una transizione culturale: l’assenza di un percorso formativo chiaro e delineato.
Gli attori del DULP, come già evidenziato più sopra, infatti, hanno seguito percorsi completamente diversi tra loro e, in gran parte, davvero poco canonici.
L’unica cifra comune sembra essere la sperimentazione e l’autoformazione sul campo. Come mai ?
E’ un inevitabile effetto dei contenuti del DULP e dunque strutturale per tale paradigma o, piuttosto, il risultato di un metodo critico che si esprime in tutta la sua potenza nei momenti di maggiore crisi e, in quanto tale, destinato a perdere la sua carica di innovazione e creatività ? Probabilmente non resta che rimettere la sentenza, come si dice, ai posteri.
La certezza, comunque, è che oggi non vi sono percorsi canonici, strutturati che preparano ad affrontare il ‘grand challenge’ della formazione del terzo millennio … nonostante i buoni propositi di alcuni percorsi minori erogati in forma di ‘master’.
Si apprende a bottega, si apprende sul campo, si apprende immersi nel flusso, come dei ‘professionisti riflessivi’.
E’ un tema sul quale meditare, anche perché c’è da chiedersi se vi siano, e quante siano, le figure già pronte a fungere da ‘guida’ di tali percorsi. L’impressione è che non siano in gran numero.
Un’impressione che viene dettata anche anche dalla tipologia dei contributi raccolti in questi atti e da quelli che hanno animato il DULPCamp.
Se da una parte vi è un evidente adesione alle istanze del DULP dall’altra si avverte una notevole frammentarietà dei contenuti che sono ancora lontani dal costituire un corpus organico.
Al momento sembrano emergere tre direzioni di riflessione orizzontali e un’insieme di sottotemi verticali che cerchiamo per comodità di chi legge di riassumere qui.
I tre filoni orizzontali riguardano: l’impianto teorico (se di vera e propria teoria si possa parlare è argomento di verifica futura), gli strumenti e le pratiche.
Per quel che riguarda gli aspetti teorici lo sforzo sembra concentrarsi sulla definizione di uno o piu’ framework di riferimento per il DULP, in grado di aprire a metodologie e pratiche sul campo e di tenere in debito conto la complessità organica dei sistemi, la centralità dell’individuo e la difficoltà di essere al contempo, dicotomicamente, individuo e comunità.
I ragionamenti sugli strumenti, ci fa piacere sottolinearlo, sono quasi sempre fortemente ancorati alle pratiche. Se da una parte ci si interroga sugli ambienti virtuali e in particolare su come le loro struttura e funzionalità possano essere influenzate dall’esigenza, ad esempio, di nuove modalità di produzione di materiali didattici più consoni alla pratiche del DULP, dall’altra si guarda a come le tecnologie possano essere plasmate a fornire strumenti utili per incrementare la motivazione, per fornire percorsi adatti ai nuovi stili di vita e/o alle caratteristiche dei singoli, per la valutazione di percorsi e pratiche complesse e multidimensionali.
La trasversalità del DULP viene ulteriormente confermata dalle pratiche che, come si può notare, abbracciano un’ampia gamma di saperi: la matematica, l’inglese, il latino, l’etnografia, la composizione figurativa, la biodiversità. L’individuazione degli elementi unificanti sarà tema di approfondimento e riflessione per il prossimo futuro. Da una prima analisi possiamo solo notare l’emergere di una comune matrice di ispirazione socio-costruttivista che trova terreno fertile nel web e l’adesione a forme più o meno definite di ricerca-azione.
A ciò si aggiunge un tendenziale ottimismo del voler fare che contrasta il diffuso pessimismo dell’adagiarsi al flusso, di cui sopra, e rende il bicchiere più pieno che vuoto.
Indubbiamente, ci troviamo in una fase iniziale del lavoro, in uno stadio in cui il magma comincia a solidificarsi. La nostra speranza è che il calore dell’ottimismo possa mantenerne vivo il fluire per lungo tempo; più a lungo saremo in grado di mantenerne lo stato plastico e più elevata sarà la possibilità di arrivare lontano, si trovare configurazioni ed incastri ideali, di produrre riadattamenti e, quando sarà il tempo, sedimentazioni di purezza cristallina.
Carlo Giovannella, Angela Spinelli